di Caterina Civallero
Iniziai a scrivere "Madagascar un viaggio per liberare due cuori" venti anni fa e, come sempre accade a chi scrive, mi trovavo in un periodo molto intenso della vita.
Fu meraviglioso occuparmi di quest'opera che, inizialmente, altro non era che un diario in cui annotavo le mie esperienze legate alla passione di viaggiare, esplorare, scoprire e sperimentare.
Incontrare il Dottor Antonio di Natale, Segretario Generale della Fondazione Acquario di Genova ONLUS, biologo marino che ha lavorato in oltre sessanta Paesi per conto del Governo Italiano, di diverse organizzazioni internazionali (ONU, FAO, UNESCO, IUCN, IWC) e di vari enti, è stato è stato provvidenziale.
La sua grande disponibilità a fornirmi dati relativi alla fauna, flora e geografia dei luoghi di cui narravo ha alimentato il mio già intenso interesse per il Madagascar; condividendo le sue preziose conoscenze, esperienze e ricordi di viaggio, mi ha fatto dono di grandi catalizzatori: uniti alla mia fantasia e amore per la scrittura si è creato il soffio vitale che anima le pagine del mio romanzo.
Si, ci sono voluti venti anni per metterlo in luce. Non perché attendesse di essere completato, ma piuttosto perché raccontare è una grande responsabilità. La mano di uno scrittore impugna uno strumento che può essere tagliente come una lama o lieve come una piuma, e io volevo che il mio romanzo non fosse né l'una né l'altra cosa.
Ogni frase percepita, pensata, e poi scritta, richiede tempo per sedimentare, trasformarsi e integrarsi con il resto del discorso. I capitoli si susseguono e si rincorrono come bambini che giocano a palla, e la gara deve rimanere gioco: tutti possono partecipare, nessuno resta in panchina.
Il trascorrere del tempo opera enormi modifiche sui manoscritti di un autore; il segno lasciato sulla carta è materia ed energia contemporaneamente e ha vita propria: una parola, collocata nella giusta posizione, ha il dono di potersi spostare e diventa chiave o passe-partout.
Madagascar un viaggio per liberare due cuori diviene così, negli anni, un pretesto per poter esplorare le profondità delle acque del nostro essere. La mia immersione nella natura e nei fiumi malgasci è la metaforica discesa verso aspetti di noi in cui vive qualcosa che non conosciamo, e che emerge, non raramente, per mostrarci qualcosa che va compreso.
Inseguire le sirene, o le favole, credere nella loro esistenza, aggrapparsi a credenze, rituali, abitudini, è un elemento straordinario per trovare, e percorrere, la strada che ci conduce a noi stessi. Instaurare un rapporto di rispetto, comprensione, accettazione con la nostra essenza è l'appuntamento principe del nostro destino.
L'Africa calda e mite che abita la fantastica isola dell'oceano indiano contiene elementi rari, unici e preziosi per conquistare la fiducia necessaria per poter incontare l'altra parte di sé.
Il Madagascar sprona ad aprire le narici e respirare: è prepotente nel suo essere lieve; sconvolge e ricostruisce. E' semplicemente paradossale.
Se penso a un luogo dove sia possibile incontrare la vita penso ai dintorni di Saint Luce, Antananarivo, Fort Dauphin: qui esiste un mondo antico capace di sconvolgere anche gli animi più stabili, ponendoli di fronte a qualcosa di profondo e potente.
Il mio romanzo narra della possibilità di distillare fra le onde calde di una mare mutevole e le maglie di un sole infuocato, che arde e dispensa vitalità e clemenza, qualunque sofferenza o dubbio.
Cercare dugonghi, esplorare foreste, percorrere strade polverose convinti di essersi addentrati nel cuore di un'isola generosa e semplice, conduce a labirinti evocativi.
Chi conosce il Madagascar sa di cosa parlo, chi non vi è mai stato non potrà fare a meno di desiderare di partire alla sua scoperta.
Ecco dove lo puoi trovare
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